Davide Sanguinetti: 39 anni, qualche rimpianto, tanti bei ricordi

Davide Sanguinetti e il suo rovescio d'autore.

Uno dei più forti giocatori italiani degli ultimi quindici anni. Probabilmente non ha ottenuto il massimo dalla carriera, al massimo è stato numero 42.
Ma Davide Sanguinetti, 39 anni compiuti ieri, non ha lasciato il mondo del tennis. Anzi.
Ecco l’intervista che ci ha rilasciato.



Ciao Davide, grazie della disponibilità.
Partiamo da una delle due carriere post tennistiche (ma intrise anch’esse di tennis): quella da allenatore. Come ci si sente a stare nel box di un giocatore?
Hai allenato Vincent Spadea prima, Dinara Safina poi, la quale ha dichiarato di non tornare in campo prima del 2012. Cosa le è successo, oltre ai problemi alla schiena?
È una sensazione diversa. Da giocatore potevo levare lo stress colpendo la pallina. Da allenatore non si può, e devi trovare il modo di toglierlo in maniera che il giocatore non si accorga di nulla, e poi devi sempre credere nel tuo lavoro. Per quanto riguarda Dinara ci sono sempre i suoi problemi alla schiena.

La seconda carriera, ovvero commentatore di Sky Sport. Ti reputi più bravo in cabina di commento o in campo?
Per il mio debutto su Sky mi sono divertito molto, ma devo imparare ancora tanto.

Un tuffo nel passato. Ricordo bene il tuo fantastico US Open del 2005, a mio avviso il tuo miglior Slam della carriera dal punto di vista del gioco espresso e degli avversari battuti. Sei d’accordo?
Hai avuto la meglio al quinto su Srichapan, match incredibile, e hai spaventato Nalbandian per più di un set in ottavi. Che ricordo conservi di quel torneo?
Penso che tu abbia ragione, forse il miglior tennis da me espresso. Il ricordo è indelebile e lo porterò sempre con me.


Fabio Fognini ha raggiunto quest’anno i quarti in uno Slam, Parigi. L’ultimo tennista italiano (nel maschile) a farlo eri stato tu a Wimbledon nel 1998. Che opinione hai dell’attuale tennis italiano? Qualche nome da primi dieci? 
Fognini è stato fantastico. Il tennis italiano non è messo male. Adesso avremmo bisogno di un tennista nei primi dieci, ma in questo momento non vedo nessuno capace di arrivarci. Anche se Fognini non ha ancora espresso tutto il suo tennis.


Hai vinto due tornei del circuito maggiore, entrambi nel 2002. Milano e Delray Beach. Com’è stato battere in casa Federer, ormai universalmente riconosciuto (all’epoca) come erede di Sampras dal punto di vista del dominio?
L'anno 2002 è stato fantastico, ho battuto Federer in Italia e come si è dimostrato negli anni successivi non ha perso molte finali, quindi mi reputo uno dei fortunati ad averlo battuto.


Best ranking numero 42, datato ottobre 2005. Secondo me valevi di più. Cos’è mancato per sfondare il muro dei più onesti primi trenta?
Onestamente lo credo anche io. Numero 42 non corrisponde esattamente al mio ranking, io sapevo di valere molto di più. Infatti in una partita singola potevo battere chiunque. Purtroppo giocavo il mio miglior tennis quando difendevo i punti dell'anno prima, e questo non mi permetteva di scalare la classifica. 


Ci racconti qualcosa dell’esperienza col Melun, squadra francese per la quale hai giocato in passato?
Nel Melun ci ho giocato solo perché il presidente del club era un caro amico, solo per amicizia. 


Il maggior rimpianto della carriera? Il momento di gioia più grande? 
Il maggior rimpianto è di non essere arrivato nei primi venti del mondo. Il momento di gioia più grande è quando ho vinto Milano.

Sanguinetti esulta dopo la vittoriosa maratona contro Srichapan al terzo turno degli US Open 2005.


Francesco Bondielli

Nessun commento:

Posta un commento