Mou: "Non sono vicino al Real Madrid"


Ieri pomeriggio in quel di Appiano Gentile Josè Mourinho, in vista di Sabato, ha affrontato la sua penultima conferenza stampa davanti alla stampa italiana e non solo.
Ha prima di tutto espresso qualche pensiero su Van Gaal: “Ho conosciuto Van Gaal a Barcellona dove ero assistente di Robson. Arrivato lui, Robson è rimasto nel club e lui mi ha chiesto se volevo lavorare nel suo staff. Io avevo un contratto con il Barcellona e sono rimasto. Poi una volta scaduto il contratto mi ha chiesto se volevo rinnovare, e io l’ho fatto per due anni. Così abbiamo lavorato insieme per tre stagioni. Ero felice con il mio capo perché mi piaceva lavorare con lui, che a sua volta era soddisfatto di me dal momento che mi aveva rinnovato il contratto. Con me era stato fantastico e super onesto. Un capo molto diretto e onesto. Abbiamo avuto un rapporto di tre anni di lavoro dove posso parlare soltanto in modo positivo. Assolutamente niente di negativo".

Mourinho però a differenza dell'olandese, tecnico del Bayern, non ha paura dell'arbitro ma... "Io sono preoccupato per il vulcano islandese perché mi piacerebbe andare solo venerdì a Madrid e invece dovremo andare già stasera. Mi piace lavorare qua, avere i giocatori a casa e preparare la partita ad Appiano. Dell’arbitro non mi preoccupo e quello che è successo nelle altre partite del Bayern le lascio a voi, perché gli italiani non dimenticano la partita con la Fiorentina e gli inglesi il cartellino rosso a Rafael. Ma questo non mi preoccupa, voglio lavorare bene. Ho solo paura del vulcano, il nome è difficile, lo chiamo Gudjohnsen come il mio ex giocatore”.

Viene poi "attaccato" per la sua esultanza al Camp Nou: "Quando il Barcellona passò a Stamford Bridge lo scorso anno, Guardiola corse come un pazzo per il campo. Perché io non posso farlo? Van Gaal non poteva perché è più lento di me. Avete visto come corro veloce io? A Siena ho camminato è a seconda come ti senti in quel momento, le emozioni che hai. In alcuni casi si reagisce correndo come feci ad Old Trafford davanti a Ferguson quando allenavo il Porto, ma lui e Neville si complimentarono al termine della partita. Hanno la sabbia anche a Manchester ma non la tirano negli occhi delle persone. Se a Barcellona dicono che non ho celebrato con i miei tifosi ma solo per prendere in giro i loro raccontano una bugia”.

Motta e Ribery, chi conta di più?: “Motta è importante per noi, anche Ribery per loro ma chiedete a Van Gaal. Motta conosce bene questo tipo di partite, ci da equilibrio a centrocampo e ha grande responsabilità nel possesso palla. Mi dispiace perché non ha fatto nulla per non giocare. Il calcio è pieno di calciatori che non giocano partite importanti, lo scorso anno capitò a Daniel Alves e Fletcher”.

Perchè Special One?
“Il mio segreto? Prego molto. Lavoro duramente e bene, molti lavorano duro senza farlo bene. Ho una buona leadership con i giocatori data dal modo in cui mi interfaccio con loro. Faccio sentire ognuno parte del gruppo, creo un’atmosfera positiva. Chi lavora al bar o nella cucina lo faccio sentire parte del gruppo, della famiglia. Io sono uno di loro, una brava persona. Sono cattolico e Dio mi aiuta".

Ultima domanda sul suo futuro e dice:
“Non dipenderà dal risultato di Madrid perché non è una partita che cambia la mia consapevolezza di aver dato tutto all’Inter e per questa ragione sono completamente libero per decidere quello che voglio fare per la mia carriera. L’Inter non mi deve nulla perché io ho fatto solo quello che dovevo fare e io non devo nulla perché ho dato tutto quello che dovevo. Per questo sono tranquillo e senza pressione per decidere quello che devo fare entro una settimana”


Il Direttore, Lorenzo Di Caprio

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